“C’è qualcosa di grandioso in questa idea della vita, con le sue infinite potenzialità, originariamente
infuse in pochissime o in una sola forma; e, mentre questo pianeta ha continuato a roteare seguendo le
immutabili leggi di gravità, da un inizio così semplice infinite forme, sempre più belle e meravigliose, si sono evolute e tuttora si evolvono.”
Charles Darwin
La seconda metà dell’Ottocento fu caratterizzata da molte scoperte definite scientifiche e, fu, al contempo, certamente scossa profondamente dalle teorie di Charles Darwin, concernenti l’evoluzione della specie studiata secondo un determinato processo di selezione naturale.
Accusato pubblicamente di blasfemia, prima di esser pubblicato, nello scritto di Darwin, la citazione qui riportata fu modificata con le parole “by The Creator” dopo il concetto di ‘grandiosità infusa’.
Quello dell’evoluzione è un rimando di tipo extrapittorico che l’artista Dario Romano affronta per introdurre una delle opere presentate nella Villa Lumière, in occasione della First International Exhibition in Paris, intitolata, per l’appunto, Evoluzione? insieme con l’altro dipinto denominato Palla al centro.
Chi ben conosce la poetica dell’artista subito ritroverà gli elementi caratterizzanti della sua pittura: un linguaggio che, mediante una grammatica fondata sulla vivida cromia, sulla voluta incompiutezza raffigurativa genera un turbinante impeto riflessivo sul nostro tempo, tramite geniali allegorie che sono, invero, figlie di una antica letteratura. Romano, fondendo quanto definito ‘mal d’Africa’ ed ironia, origina una sequenza di rebus cognitivi e concettuali in grado di affidare agli animali delle savane e delle foreste africane, il ruolo di straniante personificazione di virtù o di surrealistico ribaltamento. L’incompiuto si fa ontologia di un paradosso atto a raccontare ciò che l’uomo, oggi, non è più in grado di vedere. Evoluzione? e Palla al centro portano in scena delle scimmie e delle tigri che dovrebbero ‘giocare’ per loro natura in branco e, invece, sono alla pari di scoordinate squadre umane. Romano, sempre al limite fra realtà e fantasia, lascia abitare uno spazio limbico dai suoi personaggi; questi animali, soggetti di transfert della psiche umana portano il peso dei nostri errori e delle nostre… involuzioni.